Sea Shepherd protegge le acque italiane grazie alla stretta collaborazione e al sostegno dell’Aeolian Islands Preservation Fund contro la pesca illegale, non dichiarata  e non riconosciuta nell’arcipelago eoliano.
MG_8272-1200x800.jpg

La nave di Sea Shepherd M/V Sam Simon, con un equipaggio composto da 29 persone di 11 diverse nazionalità, ha navigato per 178 ore svolgendo una missione sotto segretezza nel Sud Tirreno in collaborazione con la Direzione Marittima Capitaneria di Porto di Catania, la Guardia Costiera di Lipari e la Guardia di Finanza che ha portato a rimuovere dal mare e al successivo sequestro 52 FAD (Fishing Aggregating Devices) illegali, composti da 100 chilometri di spago di polipropilene, confiscati nelle Isole Eolie in 178 ore. Segnalazioni su attività di pesca sospetta hanno fatto scattare controlli nell’area contro la pesca illegale. Alle Isole Eolie è presente una seconda imbarcazione sotto copertura che costantemente segnala eventuali attività illegali alle autorità.

Si stima che oltre 1.500 FADs ogni anno vengano ancorati illegalmente, risultando  uno dei più grandi riversamenti annuali di plastica inquinante in Mare in Italia:

  • 2000 Km di spago calato in Mare costituito da polipropilene del diametro di 3,5 mm letale per le Tartarughe Caretta Caretta e altre specie che spesso vi rimangono imprigionate durante le rotte migratorie.
  • centinaia di Kg di plastica e bottiglie, molte volte non bonificate contenenti residui di liquidi altamente inquinanti.

Ogni FAD è composto da 4/6 taniche di plastica e foglie di palma per il galleggiamento ancorato al fondale marino, fino a 3000 mt. per mezzo di uno spago del diametro di 3,5 mm.

Operazione SISO ha come obiettivo la protezione del delicato ecosistema delle Isole Eolie dalla pesca illegale non documentata e non dichiarata, in particolare mostrare al mondo la reale situazione dell’uso dei FAD nel sud Tirreno. L’operazione ha ottenuto la collaborazione da parte dei pescatori artigianali di Lipari.

Le Isole Eolie sono patrimonio dell’UNESCO dal 2000 e formano un arcipelago costituito da sette isole vere e proprie, alle quali si aggiungono isolotti e scogli affioranti dal mare. Le sette isole sono disposte a forma di Y coricata, con l’asta che punta verso Oves. Tutte di origine vulcanica sono situate nel Mar Tirreno meridionale di fronte alla costa nord della Sicilia all’altezza di Capo Milazzo, da cui distano meno di 12 miglia nautiche. L’elevata biodiversità dell’area costituisce un ambiente perfetto per la nidificazione di numerose specie e rotta di passaggio per Balene, Capodogli, Delfini comuni, Zifio, Stenella, Grampi e Globicefali.

 MG_6867-1200x800.jpgI FAD (Fishing Aggregated Devices) illegali, localmente chiamati “cannizzi”, colpiscono sia la Vita del Mediterraneo sia la pesca locale legale. Il piano di gestione locale dell’arcipelago delle Isole Eolie norma l’uso dei “cannizzi”: “Nell’area da gestire saranno individuate aree specifiche su cui ancorare i “cannizzi” e ne saranno programmati il numero (massimo 20), la posizione e la messa in opera (misura 1.4 del FEP 2007-2013).

Saranno assegnati tramite sorteggio ai pescatori e siglati in modo da renderli riconoscibili. Inoltre per far fronte alla progressiva anticipazione della cattura delle lampughe che si è registrata negli ultimi anni si stabilisce la messa in posa dei “cannizzi” a partire dal 15 di settembre e l’inizio delle attività di cattura il 30 di settembre”. La non riconoscibilità e la mancanza completa di tracciabilità di questi FAD li rende partecipi di operazioni di pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata (INN). Ogni FAD è composto da 4/6 taniche di plastica e foglie di palma per il galleggiamento ancorato al fondale marino, fino a 3000 mt. per mezzo di uno spago del diametro di 3,5 mm.

SISO era un giovane Capodoglio morto nel 2017 impigliato in una rete illegale di tipo “spadara” durante il passaggio tra le Isole Eolie. L’eroico tentativo di liberarlo ha impegnato la Guardia Costiera per molte ore, ma non ha potuto salvarlo. SISO è stato trovato morto lungo la costa di Capo Milazzo dal biologo marino Carmelo Isgrò che ne ha conservato lo scheletro mantenendo la rete che l’ha ucciso e la plastica presente nel suo stomaco, come monito per le generazioni future. SISO era il soprannome dell’amico che ha aiutato Carmelo nel recupero del capodoglio, scomparso in un incidente d’auto proprio in quei giorni.

Fonte articolo https://www.seashepherd.it/svelata-la-nuova-campagna-di-sea-shepherd-nel-mediterraneo-operazione-siso/
Foto: Emanuela Giurano/Sea Shepherd